top of page

l'Azienda

Botti di legno per affinare il vino

Siamo la famiglia Calabresi, dal 1971 proprietaria dei terreni che oggi costituiscono l’azienda.
Murogrosso nasce con Giovanni, ingegnere di professione, ma profondamente innamorato della campagna e del lavoro della terra.
È stato lui a dare vita a questa piccola realtà incentrata sulla vitivinicoltura, sulla scia della tradizione familiare viva sin dal ‘700.

Le attività sono iniziate con l’impianto di un vigneto di Orvieto DOC e la realizzazione della cantina nel 1971.

Il nostro ABC?
Passione, dedizione e rispetto.

DSC00161.webp

Passione per il vino e per la buona cucina. 
Dedizione al lavoro e ai clienti. 

Rispetto della natura e dei suoi tempi. 

La nostra storia
.
La proprietà
La tenuta di Fabro, poi denominata Murogrosso, è stata acquistata nel 1970 da Massimo Calabresi, ingegnere civile e imprenditore, discendente di una antica famiglia della borghesia romana di imprenditori agricoli per tradizione, la cui attività, iniziata a Cerveteri nel XVII secolo, comprendeva la viticoltura, l’olivicoltura e l’allevamento bovino semibrado nella campagna romana. Nei due secoli successivi l’importanza della famiglia crebbe notevolmente di importanza, a Cerveteri in campo pubblico amministrativo, iniziando dal difficile periodo dell’occupazione francese della Prima Repubblica Romana (1798), e in quello sociale, come l’attività assistenziale ai giovani lavoratori agricoli stagionali della mistica Rosa Calabresi (1743-1805).

Nella storia della famiglia fu rilevante il periodo a metà ottocento nel quale Paolo Calabresi intraprese a Cerveteri la prima campagna sistematica di scavi archeologici della Necropoli Etrusca dell’antica Ceri, sotto la supervisione dello Stato Pontificio. Furono aperte le più importanti tombe Ipogee, (Tomba Calabresi) e rinvenuti importanti manufatti, oggi in gran parte custoditi in una sala dei Musei Vaticani. Alla fine del secolo la famiglia si trasferì a Roma, nel palazzo costruito in Via Venti Settembre su progetto di Gaetano Koch.
Dopo la prima guerra mondiale e le grandi bonifiche dei latifondi della maremma laziale che determinarono la fine dell’allevamento bovino estensivo dei “mercanti di campagna”, le attività in agricoltura furono continuate da Massimo e Ugo Calabresi fino alla loro scomparsa negli anni ’80.




L’azienda agricola di Fabro
È situata tra le colline che delimitano l’estremo orientale della Valdichiana romana, in un’area pianeggiante lungo le sponde del fiume. che in Umbria è denominato Chiani (dal latino Clanis). Le pendici collinari si restringono a est, dove presso una soglia naturale della valle un’antica struttura muraria, di età etrusca o romana, chiamata Muro Grosso, che appare anche nella planimetria della Valdichiana di Leonardo da Vinci, attraversava il Chiani, limitandone le piene a valle, e permetteva il passaggio alla via Cassia Traianea. Dall’antica struttura, di cui resta il toponimo oltre pochi ruderi, l’azienda ha tratto il suo nome.
La tenuta, che comprendeva terreni pianeggianti, collinari e boschivi, fu acquistata nel 1970 per integrare nell’allevamento bovino semibrado le aziende famigliari di Campagnano e Cerveteri: i terreni collinari erano utilizzati per il pascolo e quelli fertili e irrigui lungo il fiume per produrre mais insilato per la stalla. 

Alla morte di Massimo nel 1983 l’azienda fu rilevata dal figlio Giovanni che, essendo ingegnere civile e professore universitario già impegnato nel campo del recupero e della conservazione del costruito storico, si dedicò anche al recupero funzionale degli antichi casali semiabbandonati. Gli interventi di consolidamento strutturale sono stati così eseguiti seguendo gli indirizzi che si adottano per la conservazione delle opere di interesse storico, usando materiali e tecniche costruttive del tempo di costruzione (settecento-ottocento). Questi caratteri degli interventi sono immediatamente riconoscibili in tutti gli edifici restaurati, oggi dedicati alla cantina, all’ospitalità agrituristica e ai servizi aziendali.

I sostanziali cambiamenti intervenuti nella economia agricola nazionale negli anni ottanta e novanta indussero l’azienda ad abbandonare l’allevamento bovino per ricercare nuovi indirizzi produttivi, soprattutto per valorizzare utilizzare le aree collinari. In questo contesto si sono progressivamente incrementate le superfici destinate alla viticoltura, tenuto conto della loro collocazione nell’area di produzione dell’Orvieto DOC e IGT.



Vigneti e cantina
Il vigneto realizzato nel 1970 nella parte bassa del versante collinare meridionale di Carnaiola, con i cinque vitigni tradizionali dell’Orvieto DOC, (Trebbiano, Verdello, Malvasia, Grechetto e Drupeccio) è stato espiantato e rifatto nel 1992 secondo il nuovo disciplinare: ai vitigni tradizionali è stato possibile aggiungere lo Chardonnay. Le uve prodotte erano conferite per la vinificazione alla Cantina Sociale Monrubio di Castel Viscardo, salvo una minima parte vinificata in proprio in una cantina tradizionale. 
Nella parte alta dello stesso versante, dove il terreno è caratterizzato da una stratificazione geologica complessa per maggiore presenza di depositi colluviali della soprastante formazione calcarea, si sono impiantati nel 2000 i primi vitigni di uve rosse: Sangiovese, Cabernet Frank, Cabernet Sauvignon e Merlo. Molti anni dopo, tra il 2016 e il 2019, le vigne si sono estese sul versante opposto della valle, con l’impianto di altre varietà di vitigni bianchi e rossi, adatte alle diverse caratteristiche agronomiche e di insolazione dei terreni.

Nel 1995, pur continuando a conferire alla Cantina Sociale Monrubio la maggiore quantità delle uve, è stata leggermente ampliata la vinificazione in proprio, per aprirsi a una vendita diretta dei vini prodotti. Su suggerimento di un esperto enologo è stata quindi realizzata una nuova cantina modernamente attrezzata, che consentisse di sfruttare al meglio le specifiche caratteristiche delle uve prodotte, per produrre vini di particolare qualità dalla combinazione dei diversi vitigni e delle caratteristiche pedologiche e agronomiche dei terreni nei nuovi vigneti. Impianti, attrezzature e serbatoi per la produzione, l’affinamento e l’invecchiamento dei vini bianchi e rossi sono stati installati al piano terreno di un antico casale restaurato e ristrutturato, sul versante meridionale del colle di Carnaiola, al toponimo Campi. La cantina è stata poi ampliata in un antico rustico adiacente e in un nuovo fabbricato termicamente condizionato, per il confezionamento e la conservazione del vino prodotto.
La vendita del vino sfuso e imbottigliato, che originariamente avveniva solo in cantina, dal 2018 si effettua oggi in un negozio, sulla via Nazionale al centro di Fabro Scalo.

bottom of page